«DIECI DOMANDE A...»: BRIVIDI ED EMOZIONI NELLE PAROLE DI LUCA BAGNO

Quarto appuntamento della nuova rubrica «Dieci domande a…». Oggi è il turno di Luca Bagno, bandiera indiscussa e figura-chiave dello spogliatoio biancorosso, che dopo il triennio da capitano vissuto con la maglia del Monselice dal 2002 al 2005 ha riabbracciato i colori della sua città sin dall’estate del 2014, diventando il primo acquisto ufficiale dalla rinascita della società.
Ecco le nostre dieci domande e le dieci, emozionanti, risposte di Luca. Buona lettura!

1. Ricordaci la tua prima e la tua ultima presenza ufficiale in maglia biancorossa.
«Il mio esordio assoluto risale a un Monselice-Villanovese 2-2 del settembre 2002, seconda giornata del gironcino eliminatorio del Trofeo Regione di Prima Categoria. L’ultima presenza è invece l’1-0 al Granzette dello scorso febbraio, ultima gara prima della sospensione. In biancorosso ho vinto tre campionati e questo potrebbe essere il quarto, confidando in un epilogo che ci riconosca quanto abbiamo dimostrato di meritare sul campo. Secondo le statistiche di Mario Boetto, dovrei essere molto vicino alle 200 presenze: probabilmente le ho raggiunte proprio con le partite di quest’anno».
2. La vittoria più bella e la delusione più cocente?
«La vittoria più bella è scontata:.in realtà è un pareggio, il famigerato Conselve-Monselice 3-3 della Terza Categoria. Non ho dubbi sulla mia scelta: perché era l’anno della rinascita, perché i minuti finali sono stati qualcosa di pazzesco e perché eravamo prima di tutto un gruppo di amici uniti dall’amore per la nostra città, inconsapevoli fino a pochi mesi prima di ciò che avremmo poi realizzato. A parlarne mi vengono ancora i brividi e mi commuovo. La delusione più cocente, invece, è la finale-playoff persa nel 2017 con la Solesinese. Non tanto per il risultato in sé, quanto per il modo in cui è maturato. Quella partita doveva essere giocata al Comunale, davanti al nostro pubblico e con due risultati su tre a disposizione, ma l’epilogo diciamo “rocambolesco” dell’ultima giornata di campionato tra Stroppare e Solesinese segnò un percorso differente. A quasi tre anni di distanza, non l’ho ancora dimenticato».
3. Qual è il tuo più grande rimpianto in maglia biancorossa?
«Dal punto di vista della quantità dell’impegno e della qualità non mi rimprovero nulla, perché ho sempre dato l’anima per questi colori. Ho dato tanto e ricevuto tantissimo. Magari l’unico piccolo rimpianto è non essere riuscito a segnare un gol nella mia seconda esperienza monselicense, iniziata con la rinascita della società».
4. Qual è la cornice di pubblico più straordinaria e toccante che ricordi?
«È una scelta difficile, perché di partite con un pubblico da brividi ne ho vissute tantissime. Senza nulla togliere alle altre, direi le sfide-playoff del 2018 con Maserà e Chiampo, quando il Comunale era gremito persino nella tribuna principale. Non dimenticherò mai nemmeno Monselice-Torreglia, che ci regalò la promozione in Prima Categoria davanti ad una curva da pelle d’oca».
5. Scegli l’avversario più forte e la squadra più forte che hai incontrato da avversario.
«Di giocatori ne cito due: Andrea Crepaldi dello Scardovari e il mio attuale compagno Nicolò Galato, che nella sfida playoff di due anni fa con il Maserà mi fece letteralmente impazzire: quel giorno pensai che era giunto il momento di appendere le scarpe al chiodo! Quanto alla squadra, l’unica che in questi anni mi ha impressionato e ci ha messo realmente sotto è stata il Fossalta di Piave: semifinale per il titolo regionale di Seconda Categoria, vincemmo da loro per 1-0 con eurogol di Riberto da centrocampo, ma ci schiacciarono per tutta la gara. Una menzione va anche al Rovigo di quest’anno, che in coppa si è dimostrato una compagine di altissima qualità».
6. Qual è stato il compagno di squadra che ti ha più emozionato?
«Rispondo al plurale e dico tutti i giocatori che in questi anni, pur senza essere sotto la luce dei riflettori, hanno contribuito con la loro passione e con la loro professionalità a raggiungere obiettivi importanti. È questa la mia soddisfazione più grande: a Monselice non servono nomi, la sola e unica priorità è il gruppo. È una filosofia che mi ha sempre contraddistinto e che ho sempre cercato di trasmettere anche all’interno dello spogliatoio: credo che i compagni, di questo mio modo di essere e di pensare, avranno sempre un bel ricordo».
7. In carriera hai militato in varie squadre dilettantistiche: perché Monselice è così diversa e così speciale?
«Perché da noi si vive di calcio e la categoria non conta. Dal punto di vista organizzativo e societario, qui non ti manca nulla e lo staff prepara sempre tutto con rigore e scrupolosità. Sappiamo bene che dobbiamo rispondere a tutte le persone che alla domenica urlano, gioiscono e si arrabbiano per i colori biancorossi».
8. Stagione 2019/2020: la vittoria più bella e il momento più emozionante.
«Come vittoria dico il 2-1 nel derby con La Rocca firmato dai gol di Marcato e Menesello: una giornata che metto alla pari del passaggio del turno ai rigori nel big-match di coppa con il Rovigo. Quanto al momento più emozionante, non ho dubbi: il mio ritorno in campo contro il Villa Estense a Maserà. Un pomeriggio indimenticabile: a quasi 40 anni un incredibile mix di emozione, gioia e tensione».
9. Stagione 2019/2020: come andrà a finire e qual è il tuo pensiero?
«Spero che anche nello sport possa vincere il buon senso e che il Monselice possa raccogliere ciò che sul campo aveva quasi raggiunto, ci tengo a ricordarlo, in entrambi i fronti: campionato e coppa».
10. Riassumi in tre righe cosa significa indossare la nostra gloriosa maglia e portare in alto i nostri colori.
«Mi bastano tre parole: sudore, cuore e fatica. Il Monselice fa sentire “giocatore” anche chi non lo è e spesso fa sentire il singolo persino più importante dei suoi effettivi meriti. Questo lo si deve soltanto alla magìa dei nostri colori, al blasone della nostra storia e alla passione della nostra città».