L'ORGOGLIO DEL PASSATO, L'ATTESA DEL PRESENTE E L'AMBIZIONE DEL FUTURO: «DIECI DOMANDE A...» RENATO COMPARINI

Orgoglio, ambizione, passione e professionalità. Per la rubrica «Dieci domande a…» vi proponiamo un’intervista a tutto tondo con il vicepresidente Renato Comparini, con cui abbiamo rivissuto tutte le emozioni più significative dei suoi primi dodici mesi a tinte biancorosse.
Un viaggio tra passato, presente e futuro: con un doveroso sguardo alla programmazione della prossima annata, che di sicuro vedrà ai nastri di partenza un Monselice arrembante e pronto a onorare la maglia.
Buona lettura e, come sempre, forza vecchio cuore biancorosso!!!

1. Poco più di un anno fa sei entrato a far parte della grande famiglia Monselice: cosa ricordi di quei giorni febbrili e delle tue prime sensazioni da vicepresidente biancorosso?
«Ricordo tutto nei minimi dettagli. Era un lunedì di marzo quando un amico mi chiamò per un incontro con Mattia Mazzon, Stefano Loverro, Nunzio Molon e Luca Simonato. Ci siamo trovati in una pizzeria di Rovigo e lì, tra quelle quattro mura, abbiamo iniziato a pianificare il futuro del Calcio Monselice. Nunzio e Luca hanno tirato fuori i loro computer per illustrarci il Monselice del passato e quello che intendevano realizzare: abbiamo capito immediatamente che era la piazza giusta, una piazza che aveva voglia di riscatto dopo una stagione poco soddisfacente. In più mancava anche il settore giovanile, e questo rappresentava un’ulteriore sfida che avrebbe reso il tutto ancora più interessante e stimolante».
2. Cosa conoscevi della realtà Monselice prima di entrarci in prima persona? Cosa ti ha stupito maggiormente?
«Conoscevo tutto ciò che sanno gli sportivi e gli appassionati che seguono questa disciplina. Ho molti amici e coetanei che hanno giocato qui ai tempi in cui allenava Mario Boetto: mi hanno spesso descritto il fascino e l’unicità di questo club, soprattutto per la passione e l’incredibile calore della tifoseria. Poi, appena ci metti piede dentro, ti rendi conto che la realtà è persino superiore alle aspettative. E così, in effetti, è stato anche per me».
3. Mercato importante per la prima squadra e rinascita del settore giovanile: quali sono stati i momenti-chiave di questi due aspetti?
«Sin dal nostro ingresso in società, ci siamo posti l’obiettivo di salire in Promozione nel giro di due anni. Inoltre c’era da partire subito con il settore giovanile, e in questo senso l’arrivo di Giulio e Alberto Dall’Angelo è stato determinante. L’aneddoto più significativo che ricordo è legato ad uno dei primi incontri con mister Simonato: Luca mi disse che se al primo anno non saremmo riusciti a combinare nulla di buono, per lui sarebbe stato una sorta di “anno perso” nel suo percorso di allenatore. La sua grinta e la sua determinazione mi hanno fatto capire che si poteva realmente puntare in alto e che sarebbe “bastato” metterci un po’ del nostro per realizzare qualcosa di grande. Da qui a dominare la stagione in tutte le competizioni, come poi è successo, ovviamente ce ne passava: ma quella frase del mister la ricordo benissimo ancora oggi».
4. Qual è stato il colpo di mercato che ti ha regalato emozioni più forti?
«Domanda difficilissima, a cui non saprei cosa rispondere. Tra la scorsa estate e la finestra di dicembre abbiamo fatto arrivare tantissimi giocatori e ognuno di loro si è rivelato importante. Se però devo fare un nome, dico senza dubbio Milo Marcato. L’aiuto che ci ha dato in un momento di grossa difficoltà è stato determinante. Eravamo in una fase cruciale della stagione e il reparto offensivo era falcidiato dagli infortuni. La disponibilità di Milo, la sua classe e il suo indiscutibile talento sono stati fondamentali per tenerci in alto».
5. Campionato dominato fin dalla prima giornata e cammino in coppa davvero esaltante: scegli la vittoria più bella e il momento più straordinario della stagione.
«Anche qui è difficile scegliere, visto che sin dal derby di coppa di fine agosto le vittorie sono state tante. Dovendo citarne una, dico i sedicesimi di coppa a Rovigo: abbiamo affrontato una squadra fortissima, che negli ultimi due anni non ha mai espresso a pieno tutto il suo potenziale. Prima dei calci di rigore sono andato a centrocampo e ho chiesto a Nicola Simonato di farmi un regalo, cioè parare il rigore decisivo. Lui ha risposto “Te lo prometto”, ed è stato di parola. In campionato, invece, scelgo l’1-0 di Bagnoli contro l’Arre Bagnoli Candiana: una vittoria pesantissima, che ci ha dato la consapevolezza di poter davvero arrivare in fondo».
6. Il tuo rapporto con i tifosi: cosa si prova a giocare ogni domenica, in casa e in trasferta, davanti ad un pubblico del genere?
«Dire che sono il dodicesimo uomo in campo è troppo scontato. Per noi lo sono anche durante la settimana, per la passione che ci trasmettono e per il modo in cui si fanno sentire vicini. Sui social ci chiedono tutti i giorni come stanno i ragazzi, che progetti abbiamo per il futuro, che ambizioni ci sono. Poi, nei novanta minuti della domenica, c’è l’esplosione del tifo: un clima trascinante, che ti fa sentire sulla pelle di essere in uno stadio vero, grondante di passione. Anche qui ho due aneddoti: un messaggio di un tifoso su Messenger, che a Natale mi ringraziò per ciò che stavo facendo per il Monselice, e la frase di un dirigente del Grisignano in occasione degli ottavi di coppa giocati al Comunale ad inizio dicembre. Mi disse: “Credo che la Federazione abbia sbagliato a mandarci qui, perché in questo stadio sembra di giocare la coppa di Lega Pro”».
7. Stagione 2019/2020: come andrà a finire? Ammesso che venga riconosciuta la promozione al campionato superiore, ti resta qualche rimpianto?
«Come ho già ribadito a più riprese, credo che la Federazione stia prendendo la strada giusta. Sin dall’inizio ho espresso in modo chiaro la mia opinione sui possibili verdetti: promozione della prima in classifica al momento della sospensione del campionato, ripescaggi per le seconde e nessuna retrocessione. Forse, proprio in tema di retrocessioni, bisognerebbe stabilire un criterio basato sul distacco tra l’ultima e la penultima: se proprio devono far scendere una squadra, al massimo si potrebbe limitare la cosa solo a chi aveva più di sette punti dalla penultima. Rimpianti? Premesso che la priorità è che ci venga riconosciuta la promozione, che in tal caso verrebbe centrata già al primo anno, resterà in ogni caso l’amarezza per la cancellazione di un sogno. Vivere dal campo il triplice fischio della partita decisiva sarebbe stato qualcosa di straordinario. Avrebbe permesso ad un’intera città di scendere in piazza ed esplodere di gioia: magari, chissà, conquistando più di un trofeo. Ricordo che eravamo l’unica squadra del Veneto ancora in corsa per tutte e tre le competizioni: campionato, titolo regionale e coppa».
8. Stagione 2020/2021: come sarà il Monselice che verrà?
«In attesa di avere l’ufficialità della categoria, la certezza è che ci dovremo adeguare ad un rinnovamento generale e ad un format dei gironi probabilmente nuovo. Allestiremo un Monselice competitivo e attrezzato per dare gioie e soddisfazioni ai tifosi: una squadra che sputerà sangue ogni domenica per raggiungere il massimo degli obiettivi. Se la Figc emetterà il suo verdetto, torneremo in Promozione dopo tredici anni: è evidente che ci sarà l’obbligo, nonché il dovere, di non sprecare questa opportunità».
9. Stagione 2020/2021: cosa puoi svelarci per il settore giovanile?
«Ci sarà un livello più alto grazie al lavoro e all’apporto di tutto lo staff: io, Mattia, Giulio e Alberto Dall’Angelo, Matteo Zerbetto e forse pure qualcun altro. È difficile far crescere un vivaio, perché lì non si può “fare mercato”: però faremo del nostro meglio per valorizzare i colori biancorossi e il blasone di una società storica, trasmettendo emozioni forti anche ai genitori e alle famiglie dei nostri atleti».
10. Cosa significa fare calcio in una piazza così speciale? C’è un sogno nel cassetto per il futuro?
«A prescindere dalla categoria, fare calcio a Monselice ti obbliga ad avere costantemente certi stimoli e certe ambizioni. Qui devi alzare l’asticella ogni giorno, sia dal punto di vista sportivo che umano, perché c’è da rendere felice una piazza che vive di calcio. Sogni? Il primo, se tutto va come deve andare, lo realizzeremo prima del previsto. Diciamo che siamo un po’ amareggiati per questa festa mancata e proveremo a farne un’altra. Non so in che tempi, ma ce la giocheremo con tutte le nostre forze. Avanti Monselice!».