RIALZARSI DAL COVID SI PUÒ. L'ESPERIENZA DIRETTA DI RENATO COMPARINI: «I PENSIERI SI SPOSTANO DAL POSITIVO ASINTOMATICO A QUELLO INTUBATO IN TERAPIA INTENSIVA»

In un periodo così triste e demotivante sul piano sportivo, da Monselice arriva una testimonianza che fa ben sperare: quella del vicepresidente Renato Comparini, che si è appena messo alle spalle con successo la positività al Covid-19.
«Ho saputo di essere positivo il 16 novembre – rivela il dirigente biancorosso – Ho avuto un giorno con tre linee di febbre, seguito da tre giorni di intensi dolori muscolari. I momenti più brutti sono stati quelli di clausura, quando la moglie e i figli ti mettono il vassoio con il cibo fuori dalla porta della stanza. Per il resto è più un discorso psicologico, visto che in quei frangenti i pensieri si spostano dal positivo asintomatico a quello intubato in terapia intensiva. Non sapere quale sarà il tuo destino ti mette in crisi, ma come esperienza personale ho la fortuna di dire che il virus è stato meno forte di un’influenza. Se fosse preso da tutti in una forma così lieve per poi esserne immuni, sarebbe quasi un “affare”. Purtroppo, però, non è così: conosco molte persone che ne sono uscite in modo davvero malconcio».
Il calcio è stato uno degli appigli a cui aggrapparsi per mettersi alle spalle i cattivi pensieri.
«Ho pensato tanto al Monselice e a quanto fatto in questo percorso. Le stagioni calcistiche sono due, ma le partite di campionato che abbiamo disputato sono solo 28. Siamo andati subito in Promozione con pieno merito e abbiamo ricreato un settore giovanile che oggi comprende quasi 150 bambini tra l’hinterland monselicense e il polo di Ponso: numeri incredibili, che testimoniano la bontà del nostro lavoro. Con la prima squadra abbiamo raggiunto una categoria importante, tuttavia non ci sentiamo arrivati: la Promozione non va solo mantenuta ma pure onorata, e per riuscirci bisogna programmare un campionato almeno da zona-playoff. In tal senso ci siamo già mossi con l’acquisto in difesa di Davide Canton e come società staremo alla finestra per rinforzare ogni reparto. Tra infortuni e cali di forma, ci siamo resi conto che per competere a certi livelli bisogna avere una rosa quantitativamente ampia e qualitativamente di spessore».
Come vedi la possibile ripresa?
«Quando si potrà ripartire in serenità, si dovrà andare fino in fondo. Anche giocando fino a giugno o luglio, se necessario, perché altrimenti si dovrà riprendere da zero direttamente a settembre. Non sono d’accordo con l’idea di disputare un campionato di sola andata, non lo reputo giusto. Tutte le società hanno fatto investimenti importanti sulla base di 34 partite, non di 17. Personalmente non credo si riuscirà a partire il 7 febbraio: tuttavia, anche qualora la data venisse posticipata di qualche settimana, ci sarebbe tutto il tempo per giocare andata e ritorno. L’importante è fare chiarezza, perché se si dovesse ripartire da zero a settembre bisognerebbe attuare provvedimenti importanti: dalla necessità di tenere ferme per una stagione le annate dei “fuori quota” al rinnovo automatico dei prestiti onerosi».
Il vicepresidente biancorosso conclude la sua riflessione con un ultimo, accorato pensiero.
«Chiudo con tre auguri: il primo va a tutti coloro che sono alle prese con il virus, confidando che possano uscirne nel migliore dei modi. Il secondo a tutti gli sportivi, il cui Natale calcistico non avrà purtroppo lo stesso sapore degli anni scorsi, quando il risultato dell’ultima partita prima della sosta ti determinava l’umore fino all’anno nuovo. L’ultimo augurio è che si possa ripartire tutti insieme nello sport, nell’economia e nella vita sociale di ogni giorno».