MILO MARCATO, 40 GOL PER ENTRARE NELLA STORIA BIANCOROSSA: «CORRERE SOTTO LA CURVA PER L'ULTIMA VOLTA È STATO BELLISSIMO»

Il 5-1 di domenica all’Azzurra Due Carrare ha regalato un’emozione indimenticabile ai tifosi del Monselice: l’addio al calcio di Milo Marcato, classe 1982, che nell’ultima gara di una carriera straordinaria si è congedato con il quarantesimo gol ufficiale in maglia biancorossa.
L’ennesimo guizzo di un campione che gli amanti del calcio non potranno mai dimenticare: «Musica e Magia», come l’hanno ribattezzato i ragazzi della curva.
Mai banale, mai scontato, mai una giocata elementare: l’invenzione ad ogni tocco, la fantasia di scorgere un’autostrada dove tutti vedono un piccolo sentiero, le giocate di prima intenzione che rubavano sempre il tempo agli avversari.
Milo è, per distacco, il giocatore biancorosso che negli ultimi anni ha fatto innamorare di più il pubblico: il numero 10 che può farti vincere in qualsiasi momento, persino nelle giornate in cui sembra appannato. Il numero 10 che regala emozioni, che vale anche da solo il prezzo del biglietto.
«Domenica è stata una bellissima festa di salutole sue parole cariche di emozioneI numeri non mentono mai: quaranta gol nel Monselice proprio nella stagione in cui compio quarant’anni. Era una sfida che mi ero posto con Mario Boetto, che tiene tutte le statistiche della società: mi ha detto che il miglior marcatore degli ultimi trent’anni era Sandro Zilio con 38 gol. Per di più un mio grandissimo amico, il fatto di aver superato proprio lui è motivo di enorme orgoglio. Quaranta può sembrare un numero piccolo, ma rapportato alle mie presenze “part time” credo sia una media-gol importante. Sono davvero molto felice, anche perché erano ormai quattro mesi che non correvo: ho avuto dei problemi al ginocchio, ad un certo punto pensavo di dovermi operare. Colgo l’occasione per ringraziare Livio, che con un suo trattamento mi ha messo nelle condizioni di poter andare in campo: ringraziamenti che vanno estesi al mister, a Love e alla società, che con me è sempre stata fantastica. Non è da tutti accettare una persona che viene così “dal nulla” e che fa quattro allenamenti in tutto l’anno. I compagni sono stati eccezionali, ci tenevano un sacco a farmi segnare nel giorno dell’addio. E correre sotto la curva per l’ultima volta è stato bellissimo».
Il tuo rapporto con gli ultras è sempre stato magico.
«Loro sono uno dei principali motivi per cui mi sono affezionato così tanto alla piazza. Persone incredibili, che amano la squadra in modo profondo e viscerale. Il loro affetto e la loro fede rappresentano ciò che ti spinge a dare sempre quel qualcosa in più. I cori che mi hanno sempre dedicato prima e dopo i gol sono stati lo stimolo in più per venire a dare una mano anche quando fisicamente non stavo benissimo».
Quali sono i gol a cui sei maggiormente legato?
«Sicuramente i due in rovesciata in Seconda Categoria, a quindici giorni di distanza l’uno dall’altro. Poi direi quello al Due Stelle nel 2018, che ha deciso lo scontro diretto della penultima giornata che ci ha spalancato le porte dei playoff. E ovviamente il gol di domenica all’Azzurra, perché riuscire a giocare dopo quattro mesi di totale inattività e andare pure a segno è stato qualcosa di straordinario».