IL DESTINO DELLA STAGIONE E IL FUTURO DEL CALCIO DILETTANTISTICO: INTERVISTA A MISTER LUCA SIMONATO

La «Conference Call» di una decina di giorni fa tra Figc e società ha dato un’ulteriore mazzata alle speranze di ripresa di tanti club: la Federcalcio regionale vorrebbe a tutti gli effetti ripartire, Covid permettendo, ma a destare parecchie perplessità sono alcuni dei contenuti emersi nella riunione online.
«Diciamo che siamo in un periodo in cui ognuno tende a tirare acqua al proprio mulino e nessuno si prende la responsabilità di decidere – sostiene mister Luca Simonato – Diventa quindi difficile tracciare un bilancio oggettivo di quanto si è detto. Di certo l’ipotesi di “passare la palla” alle società non è il massimo: se si concede di ripartire solo a chi se la sente, salvando d’ufficio tutte le altre squadre, ne esce un campionato monco e non credibile. L’aspetto più grave, però, è un altro e riguarda la disaffezione e la progressiva perdita di entusiasmo all’interno del nostro mondo. Mentre dopo il primo lockdown c’era in tutti un’enorme voglia di tornare in campo, e ognuno si attrezzava come poteva pur di tenersi in forma, adesso sembra esserci un sempre maggiore distacco. E più si allunga questo stop forzato, più la situazione rischia di precipitare».
L’allenatore del Monselice prosegue la sua disamina con altre importanti riflessioni.
«Noi stiamo tuttora continuando a lavorare con la massima professionalità possibile tra allenamenti individuali in campo, sedute collettive fatte a video con il preparatore atletico e altri allenamenti personalizzati da svolgere a casa. Ma tantissime altre società sono quasi completamente ferme, anche di categoria superiore. Ad oggi non ci sono certezze su un’ipotetica ripresa: ma se si dovesse annullare tutto per ricominciare da zero a settembre, allora gli effetti potrebbero essere disastrosi. Sia per un’esposizione ancora maggiore agli infortuni sia per il possibile addio di tanti giocatori, che potrebbero chiudere con il calcio per dedicarsi ad altre discipline, magari individuali, a cui si sono già avvicinati negli ultimi mesi: non solo a livello di prima squadra, ma pure ragazzi dei vivai. E un discorso analogo potrebbe accadere con tanti sponsor, che potrebbero decidere di dirottare in altri sport i loro contributi economici».
Quali sono, a tuo avviso, le possibili soluzioni?
«Dal mio punto di vista è fondamentale tornare in campo prima di settembre, proprio per accorciare il più possibile questo stop forzato che rischia di mandare all’aria l’intero sistema. Si sente tanto parlare della necessità, in caso di ripresa, di infittire il calendario pur di riuscire a concludere la stagione. Il mio pensiero è esattamente l’opposto: se si dovesse decidere di annullare l’attuale campionato, perché non anticipare l’inizio della nuova annata già ad aprile o maggio, magari introducendo una nuova competizione o studiando un nuovo format per la Coppa Veneto, che a settembre non avevamo nemmeno iniziato? La si potrebbe strutturare con una formula più lunga, dilatando i tempi tra una gara ufficiale e l’altra, in modo da renderla un “ponte” ideale con la stagione 2021/2022. Faccio un esempio: al posto del consueto quadrangolare eliminatorio del primo turno, che prevede incontri di sola andata, si potrebbe ampliare il gironcino e organizzarlo con sfide di andata e ritorno. Allungando i tempi tra una partita e l’altra, magari giocando una volta ogni due o tre settimane, sarebbe più semplice gestire eventuali blocchi legati al protocollo e si garantirebbe alle società quella continuità di impegno che in questi mesi ci manca da morire. Sarebbe una sorta di “collante” che andrebbe a colmare il lunghissimo periodo ”morto” che ci separerebbe dall’inizio regolare del nuovo campionato: un ponte che potrebbe anche restare facoltativo, riservato solo alle società che hanno intenzione di partecipare. Non falserebbe il prossimo campionato e garantirebbe agli atleti di tutte le categorie di svolgere un’attività sportiva organizzata e controllata. Ragionamento da estendere anche ai settori giovanili, che hanno assolutamente bisogno di ripartire per aspetti sociali ed educativi».