GRINTA, DETERMINAZIONE, CARATTERE E SOSTANZA: «DIECI DOMANDE A...» FEDERICO TOGNIN

Nuova puntata della rubrica «Dieci domande a…»: la parola va al centrocampista centrale Federico Tognin, classe 1992, alla terza stagione in maglia Monselice.
Ecco quanto emerso dal botta e risposta con il nostro mediano. Buona lettura!

1. Cosa ricordi del tuo trasferimento al Monselice? Aneddoti, emozioni…
«Il primo contatto c’è stato subito al termine del campionato 2016/2017. Stefano mi ha illustrato il progetto e non ho dovuto pensarci nemmeno un secondo: e se anche avessi dovuto riflettere, mi sarei tolto ogni dubbio vedendo la cornice di pubblico nella finalissima-playoff tra Solesinese e Monselice. Dopo tre anni alla Rocca sentivo il bisogno di nuovi stimoli e non esiste una piazza più stimolante di questa».
2. Esordio assoluto con la maglia biancorossa: cosa ricordi e che emozioni conservi di quel momento?
«Il primo ricordo assoluto riguarda la prima amichevole estiva a Ponso mentre l’esordio ufficiale è coinciso con il derby di coppa con La Rocca, ad agosto. Come risultato non è andata bene ma scendere in campo con questa maglia, e davanti ad un pubblico di ben altre categorie, è stata un’emozione fortissima, che difficilmente riuscirò a dimenticare».
3. La vittoria più bella e la delusione più cocente.
«La vittoria più bella è quasi scontata: il 3-2 in rimonta a Scardovari ai playoff di due anni fa. All’intervallo eravamo sotto 2-0 e alcuni di loro già discutevano sulla festa da fare a fine gara. In spogliatoio ci siamo detti che non poteva finire così, specie dopo tutta la fatica che avevamo fatto per arrivare fino a lì, e appena rientrati in campo Codignola segnò il gran gol del 2-1. Poi arrivò il mio 2-2 e prima del fischio finale ci fu un’altra occasione clamorosa di Codi, che poteva darci la vittoria ancor prima del novantesimo. Ai supplementari eravamo sicuri di portarla a casa e il gol di Mene completò l’impresa. Da pelle d’oca! La delusione più cocente? Sicuramente la sconfitta in finale della domenica successiva con il Chiampo. Di quella partita, purtroppo, ricordo ancora tutto: siamo arrivati stanchi, sia fisicamente che mentalmente, e non siamo riusciti a conquistare una promozione strameritata. Ricordo la delusione, la tristezza e le lacrime sui volti di tutti noi. Ci credevamo tantissimo».
4. Il tuo più grande rimpianto in biancorosso.
«Direi l’intera stagione 2018/2019. Eravamo davvero un bel gruppo, consapevole di poter fare un grandissimo campionato. I presupposti c’erano tutti ma purtroppo siamo incappati in un lungo periodo negativo, sia sul piano del gioco che degli infortuni. Spesso ci si allenava in pochissimi e questo ha compromesso tutta la stagione. Abbiamo chiuso al settimo posto, con una classifica non da Monselice, un girone che era ampiamente alla nostra portata».
5. Maserà 2018 o Scardovari 2018: qual è stato il tuo gol più bello?
«Ovviamente quello a Scardovari, di testa, su un grande cross di bomber Zuin. Avrò rivisto almeno cinquanta volte quell’azione e quella partita, eppure ogni volta mi vengono i brividi. Quando la palla è entrata ho sentito un boato incredibile e sono andato subito sotto la curva, per esultare insieme a tutte quelle persone che non hanno smesso per un solo minuto di cantare per noi».
6. Qual è la cornice di pubblico più straordinaria che ricordi?
«Tutti i derby hanno avuto un clima incredibile, ma se devo scegliere una partita dico la finale-playoff con il Chiampo. Il Comunale era strapieno, c’era gente in qualsiasi angolo dello stadio: questo aumenta ancor di più la delusione per non essere riusciti a centrare l’obiettivo».
7. Qual è il compagno di squadra che ti ha maggiormente emozionato? E quali sono stati i giocatori avversari più forti che hai affrontato?
«La prima è una domanda difficilissima, perché in questi tre anni ho giocato con compagni veramente eccezionali sia dal punto di vista tecnico che umano. Faccio due nomi: Luca Riberto, per la tecnica impressionante e per la semplicità con cui riesce a fare cose che sarebbero difficili per chiunque, e Luca Bagno, per la capacità di fare gruppo e per riuscire a trovare sempre le parole giuste in qualunque momento della stagione. Poi devo logicamente citare i miei “soci” e amici di questi tre anni, Stefano Loverro e Jacopo Voltolina, altrimenti si offendono! Gli avversari più forti? Ne ho incontrati molti, ma anche qui ne cito due: Davide Zaghi del Rovigo, che tra l’altro è un amico, e Simone Bernardi dell’Arre Bagnoli Candiana, che mi ha impressionato tantissimo».
8. Stagione 2019/2020: il momento più bello ed esaltante.
«Ci sono tre partite che ricordo con grande emozione: il derby di andata vinto con i gol di Milo e Mene, la rimonta nei minuti di recupero a Fiesso Umbertiano e il passaggio del turno in coppa contro il Rovigo. Credo siano state le tre gare-chiave della nostra stagione. Vincere il derby ti regala sempre una grossa dose di fiducia, che ti trascini dietro anche nelle giornate successive; la rimonta a Fiesso è stata la dimostrazione del carattere di questa squadra, con i gol allo scadere di Zuin e De Leo; la qualificazione ai rigori a Rovigo, contro forse l’unica squadra che quest’anno ci ha messo realmente in difficoltà, ci ha fatto capire che eravamo davvero tosti e compatti e che avremmo potuto fare strada anche in coppa».
9. Stagione 2019/2020: come andrà a finire e qual è il tuo pensiero?
«Ovviamente tutti noi avremmo voluto riprendere per vincere il campionato sul campo, ma in un momento così buio per l’intero paese è giusto che il calcio passi in secondo piano. Credo tuttavia che, avendo disputato più di due terzi di stagione, sia giusto premiare con la promozione chi si è guadagnato il primato in classifica fino alla sospensione, eventualmente estendendo la cosa anche alla seconda: il tutto azzerando le retrocessioni. Poi, quando si ripartirà, si faranno gironi con un maggior numero di squadre: o, in alternativa, un maggior numero di gironi per categoria».
10. Riassumi in poche righe cosa significa essere un giocatore del Monselice e cosa si prova davanti ad una tifoseria del genere.
«Indossare questa maglia ti fa sentire un professionista nei dilettanti. Magari potrà sembrare eccessivo, ma qui c’è una mentalità da categoria ben superiore: a partire da ogni singolo membro della società, fino ad arrivare ai giocatori. Per non parlare del pubblico: sfido chiunque a trovare una squadra con una cornice del genere ad ogni partita. Un abbraccio virtuale a tutti i tifosi biancorossi e sempre forza Monselice!».