UN ALTRO ADDIO AL CALCIO GIOCATO PER LA GRANDE FAMIGLIA MONSELICE: APPENDE LE SCARPE AL CHIODO ANCHE DAVIDE ZUIN, BOMBER DA 222 GOL IN CARRIERA

Dopo il capitano storico Stefano Loverro, in casa Monselice arriva un altro addio al calcio giocato: ad appendere gli scarpini al chiodo è anche il bomber Davide Zuin, classe 1984, che dopo l’ultimo brutto infortunio al ginocchio ha deciso di dire «basta».
Carriera lunghissima e infarcita di soddisfazioni pure quella di Davide, che dall’esordio appena diciassettenne con la maglia dell’Abano ha iniziato un lungo girovagare che lo ha portato ad indossare le maglie di Conselve, Carpanedo, Maserà, Albignasego, Cervarese, Janus Selvazzano, Sossano, Rivereel, Grisignano e appunto Monselice: quattro le stagioni vissute in biancorosso, tra cui le ultime due falcidiate dal Covid, che hanno permesso al centravanti di chiudere la carriera con la cifra-record di 222 gol.
«La decisione di mettermi da parte è una diretta conseguenza delle condizioni del mio ginocchio – spiega il diretto interessato – Sto rischiando veramente tanto e a fine anno spero di riuscire a operarmi. Dopo un terzo intervento e dopo tutta questa storia del Covid, che mentalmente ci ha demolito, è giunto il momento di dire basta. Senza pandemia forse avrei fatto altri due anni e sarei rimasto a Monselice anche solo per il gruppo, per l’ambiente e per i nostri straordinari tifosi. In biancorosso mi sono sentito a casa sin dal primo giorno e porterò sempre nel cuore ricordi bellissimi, nonostante i brutti periodi che ho vissuto a livello personale. Ho conosciuto tantissime persone che sento tuttora vicine: oltre al rapporto con i tifosi, ho stretto una grande e profonda amicizia con il mister e i ragazzi. Purtroppo, però, arriva il momento in cui devi prendere atto che dopo il calcio si apre un’altra vita: arrivare a 37 anni e sentire un ortopedico che ti dice che, continuando a giocare, rischi in quattro o cinque anni di mettere le protesi al ginocchio non è una bella cosa. Uscire di scena è dura, specie per chi come me ha sempre avuto una mentalità “tosta”, ma è giusto farlo e dare spazio alle nuove leve».
Come sarà il futuro lontano dai campi?
«Dopo la decisione di ritirarmi mi sono messo a realizzare lampade in arredo-design e questa passione mi sta regalando grandi soddisfazioni. Non so cosa mi riserverà il futuro: di certo se un domani a Monselice avessero bisogno anche solo di mettere giù un cinesino su una riga del campo, io sarò sempre qua. Il Monselice resterà sempre la miglior piazza e la miglior squadra della mia carriera, qui ho vissuto i quattro anni più belli della mia vita calcistica. Avrei chiuso più volentieri dopo aver segnato un ultimo gol, festeggiandolo con i tifosi in un Comunale gremito e lasciando il campo tra gli applausi. In biancorosso non ho segnato tantissime reti, ma quelle che ho fatto mi hanno messo i brividi e avrò sempre la pelle d’oca nel ricordare il boato dello stadio».
Avevi già comunicato la tua decisione alla squadra?
«Avevo già salutato i ragazzi tempo fa. Non so se riuscirò a giocare una partita d’addio o a partecipare a quella in onore di Stefano: avrò quasi sicuramente un ginocchio fresco di operazione e non sarò in grado di correre. Ma anche a costo di entrare in campo con le stampelle, voglio mettere di nuovo piede al Comunale rimettendomi addosso una maglia del Monselice, che è e resterà la mia seconda pelle».
Tantissime le emozioni nel ripercorrere il film biancorosso di Davide: su tutte l’accoglienza trionfale al momento dell’arrivo nell’estate del 2016 (in occasione della festa per i 90 anni della società), la doppietta decisiva al primo anno nel 2-1 alla corazzata CastelbaldoMasi, l’altra doppietta a Boara Pisani che regalò la qualificazione ai playoff del 2018 (con quell’indimenticabile gol da metà campo) e il cross perfetto per il 2-2 di Federico Tognin nell’epica rimonta-playoff di Scardovari di tre settimane dopo.