MISTER SIMONATO: «È EVIDENTE CHE EMERGONO I NOSTRI LIMITI. SIA DAL PUNTO DI VISTA NUMERICO, PERCHÉ LA ROSA È RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SIA DI PERSONALITÀ, PERCHÉ A PRESCINDERE DA TUTTO UNA PARTITA COSÌ DOVEVA ESSERE VINTA»

Il ritorno alla vittoria resta un tabù per il Monselice, che anche nella sfida casalinga con il Maserà non è andato oltre il pareggio.
Mister Luca Simonato analizza così l’1-1 di ieri pomeriggio, a cui ha assistito dalla tribuna per effetto dell’espulsione rimediata contro i Colli Euganei.
«Il vantaggio dopo pochi minuti aveva messo la partita sui giusti binari, ma poi non siamo riusciti a dare concretezza alle nostre giocate. La squadra ha creato un paio di buone opportunità per il raddoppio, senza però trovare il guizzo decisivo negli ultimi sedici metri. Dopo il pareggio del Maserà abbiamo provato a ributtarci in avanti ma il gol non è arrivato. Anche alla luce della gara di ieri, è evidente che emergono i nostri limiti: sia sul piano numerico, perché la rosa è ridotta ai minimi termini da più di un mese, sia di personalità, perché a prescindere da tutto una partita così doveva essere vinta. Se trovi l’1-0, indipendentemente dalle difficoltà o dalle assenze, una gara del genere deve finire 1-0. Senza se e senza ma».
L’allenatore biancorosso si sofferma poi sulla continua situazione di emergenza in cui, tra infortuni e squalifiche, versa l’organico.
«È una costante che si trascina da metà gennaio. Siamo costretti ogni domenica a mettere pezze quasi in ogni reparto, spesso forzando il minutaggio di diversi elementi e finendo logicamente per metterne a rischio il recupero. Anche ieri, ad esempio, Malaman ha stretto i denti per giocare da titolare dopo un mese di stop totale: Gurian è tornato in campo con un solo allenamento nelle gambe proprio come Minelle, che aveva ripreso a correre soltanto venerdì e che si è ritrovato a giocare quasi un’ora per il problema alla schiena di Tognin. Lo stesso Schiavon ha fatto l’ultimo quarto d’ora praticamente senza allenamenti, tornando a toccare il pallone direttamente in partita. Ragazzi encomiabili, da questo punto di vista. Durante la settimana fatichi ad essere in dieci e alla domenica è quasi una sfida mettere in campo undici giocatori e tirare la partita fino al 95’, spesso senza poter fare cambi. Ciò non toglie, però, che l’atteggiamento deve essere quello di una squadra con fame e personalità. E in questo, ripeto, abbiamo dei limiti».