MISTER SIMONATO: «CIÒ CHE QUESTA PIAZZA TI RESTITUISCE, TI RESTA SULLA PELLE, NEI RICORDI E NELLE EMOZIONI: CHI C’È PASSATO LO SA BENE, AGLI ALTRI AUGURO DI POTERLO PROVARE ALMENO UNA VOLTA NELLA VITA»

A dieci giorni dal termine del campionato, mister Luca Simonato traccia la sua analisi di fine anno con una disamina a 360 gradi sul percorso del Monselice 2018/2019.
«Quella appena andata in archivio è stata una stagione molto particolare – sostiene l’allenatore biancorosso – Siamo partiti con una squadra ringiovanita e rivoluzionata e dopo l’assestamento iniziale abbiamo avuto una prima parte di campionato davvero molto buona, sia dal punto di vista dei risultati che del gioco. Con il trascorrere delle settimane la squadra diventava sempre più solida e per lunghissimo tempo abbiamo avuto la miglior difesa del girone. Poi, purtroppo, una lunga serie di infortuni in rapida successione ci ha sicuramente fatto perdere delle certezze, contribuendo ad abbassare la qualità degli allenamenti e quella sana competizione tra giocatori sempre determinante per alzare il livello generale della squadra, sia in termini mentali che fisici. Questi infortuni, di natura prevalentemente traumatica, sono stati quasi tutti di media-lunga durata e siamo scivolati in un filotto di sette partite senza vittorie. La mia considerazione non è un alibi, ma solo un’analisi che punta a dare il giusto valore ai giocatori di questo Monselice, che secondo il mio modesto e soggettivo parere avrebbero sicuramente meritato un piazzamento nella griglia-playoff».
Il tecnico si sofferma poi su alcune statistiche.
«Abbiamo chiuso la stagione con il terzo miglior attacco e con la quarta difesa del girone: solo questi dati dimostrano che la classifica finale non rispecchia quanto espresso dai ragazzi sul terreno di gioco. Potevamo fare meglio? Sicuramente sì, visto che un maggior carattere e una maggiore personalità ci avrebbero aiutato a contrastare gli eventi e gli episodi sfavorevoli nel momento critico del torneo. Su questo punto, è palese che siamo mancati. Non dimentichiamoci, tuttavia, da dove siamo partiti: non dimentichiamoci che il triste finale della scorsa stagione ci ha portato in dote una squadra quasi interamente da rifondare. Molti giocatori importanti hanno scelto altri lidi: alcuni perché scarichi mentalmente, altri per aver ricevuto proposte interessanti dopo essere stati valorizzati dalla maglia biancorossa, altri ancora per motivi personali. Di fatto il Monselice è stato smantellato e ricostruito nel giro di un mese, grazie a pochi giocatori e uomini di grande valore che sono rimasti a dare una mano e grazie a molti nuovi innesti che si sono subito presentati con tanta voglia ed entusiasmo. Monselice non è una scelta di immagine, di facciata o economica: è la consapevolezza di una storia che non potrà mai essere cancellata, unita alla ferrea volontà di entrare a farne parte. Ciò che questa piazza ti restituisce, ti resta sulla pelle, nei ricordi e nelle emozioni: chi c’è passato lo sa bene, agli altri auguro di poterlo provare almeno una volta nella vita».
Luca chiude citando alcuni numeri molto significativi.
«Sono passati cinque anni dalla rinascita. Qui l’asticella, per definizione, è sempre doverosamente molto alta. Ora è giusto fare un sospiro e staccare un pochino la presa. Dal 2014 questa nuova società ha giocato 142 partite di campionato e solo 22 volte non ha regalato punti ai suoi tifosi. Forse non è stato raccolto tutto il buono che è stato seminato, ma i numeri sono questi: valgono poco, però nessuno li può discutere».